lunedì 28 maggio 2012

6 - Max Payne 3, che dolore!


Ho finalmente finito questo maledetto Max Payne 3 su 360. E' un finalmente non proprio sincero, perché quando iniziano i titoli di coda ti ritrovi con il magone addosso e vorresti subito ricominciarlo. E' facilmente intuibile che il gioco mi sia piaciuto non poco, sarà che ho amato anche i primi due, sarà che è oggettivamente un capolavoro. Sviluppato da Rockstar, Max Payne 3 è un titolo che parla di rassegnazione e di ferite che si sono ormai rimarginate, non fanno più male in superficie, ma ne restano le cicatrici. Ti trovi con una moglie ed una figlia morte ammazzate ( ok questo lo sanno tutti ed è la storia dei primi due capitoli ), ma questa volta è diverso. Se nei primi due Max Payne, lui era in cerca di una vendetta, disposto a tutto per farsi giustizia da solo, cercare la verità e dare un requiem alla famiglia di cui lo hanno privato, nel terzo capitolo non è più così.
Max non cerca vendetta, non cerca assolutamente nulla se non un pretesto per continuare a vivere, a sopravvivere. Distrutto dall'alcol e dagli antidolorifici, è un uomo senza uno scopo, senza una casa e senza una vera vita. A quel punto inizia a fare il gorilla per una famiglia di riccastri brasiliani, tra cocaina, puttane e discoteche che più tamarre non si può. Ed è così che il gioco passa dalle scene più hardboiled, più noir di New York, alle calde spiagge di Panama o di Brasilia, alle feste sulle barche, ad un mondo che lui stesso disprezza ma che non riesce ad evitare. Ma al peggio non c'è mai fine e dopo una serie di eventi, il caro Max, con tutta la sua simpatia ed il suo spirito da vero ragazzone, dovrà vedersela da solo con un mondo che non conosce. Impaurito, disorientato, incapace di capire una sola parola di portoghese, si troverà in una trama più complicata di quello che sembra, costretto ad aggrapparsi ad ogni minimo segnale di aiuto per poter sopravvivere, fino a perdere totalmente il suo scopo iniziale per cercare alla fine di mettere un punto lui stesso alla storia. Non è un gioco sulla redenzione di un uomo caduto nel baratro, ma è il lamento di disperazione di quell'uomo mentre continua a cadere.


Una grande pecca del gioco, a mio parere, è stato il discostarsi dal taglio 'fumettoso' dei vecchi capitoli. Resta sempre lui a narrare la storia che passa dallo stile a vignette ad una regia molto più simile a quella di un film, e per la cronaca è un film coi controcazzi. Da padrone continua a farla il Bullet Time, introdotto dalla serie. Non è altro che un espediente per poter fare gli sboroni: cioè tu ti ritrovi con una decina di brasiliani che continuano a gridare 'Au se eu te pego!' e li fai secchi tutti nel giro di quindici secondi rallentando il tempo. Ci sono state delle sequenze di gioco in cui vai avanti a buttarti di lato e sparare a tutti al rallentatore, beccatelo in quel posto, Neo. Non riesco a trovare altre critiche al gioco in sè, anche se qualcuno potrebbe rivendicare il fatto che quando stai nelle favelas e i brasiliani parlano in portoghese non capisci davvero nulla. Realistico, ricrea benissimo l'idea di confusione e lo stato di Max Payne. 


Rockstar non ha lasciato da sola però la storia di Max per le terre del Sud America, aggiungendo alcune modalità tra cui quella multigiocatore e la sempreverde 'Ultimo respiro'. Partiamo con quest'ultima, in cui ci troveremo in ogni mappa col timer che fa scoccare il tempo. Arrivati a zero, bum, sei morto. Il multiplayer, invece, è quello che dovrebbe essere considerato l'anticamera di GTA V. Ci si può dividere in 'cricche', o 'crew' nella versione originale e prendere parte a tantissime modalità di gioco che non hanno né infamia né lode, ma sono comunque divertenti da giocare assieme a qualche volenteroso amico. Max Payne 3 è comunque un giocone che va sicuramente provato, Rockstar si riconferma come una delle case che riescono a mantenere un livello qualitativo alto ogni anno e ogni volta con novità sempre ben accette. 

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