giovedì 24 maggio 2012

4 - Quella casa nel bosco, l'horror che parla di film horror


E' difficilissimo iniziare a parlare di questo film, sicuramente sarebbe anche opportuno guardarlo più di una volta per capire bene alcuni particolari tralasciati per via della tensione nelle scene più concitate, ma proverò ad essere il più preciso possibile ( ahahah, certo ) e a dare la mia opinione, per quanto possa valere. Quella casa nel bosco è uscito una settimana fa e le recensioni online lo hanno osannato come il nuovo film horror che cancella le meccaniche solite e i cliché. In realtà il film non distrugge ciò che anni di storia del cinema horror hanno creato, anzi, ne acquisisce ogni volta e da ognuno prende in prestito qualcosa, riutilizzando tutti i cliché per andare quasi a trovare una spiegazione dei film horror. Il senso di metacinema è palpabile in questa pellicola e se si cerca qualcosa oltre il sangue, si possono trovare letture davvero entusiasmanti.
Ma partiamo dall'inizio eh: Prodotto e scritto da Joss Whedon in collaborazione con Drew Goddard. Joss Whedon è il regista di The Avengers se non si era capito e questo nome vi ronzava in testa, ma io lo ricordo, sicuramente, per aver creato la serie di Buffy. A lui devo il mio amore incondizionato per Willow, dannazione. La regia è molto buona, bei tagli, alcune scene sono dei veri e propri virtuosismi registici, ma in un horror ho visto poche volte grandi regie. Stesso motivo di sempre, utilizzano tutti ( da più di dieci anni ) le stesse tecniche per impressionare, e sinceramente qui almeno ti saltano le scene di suspense dove ti aspetti il botto e invece non succede assolutamente nulla. Bellissima la scena in cui la protagonista, Dana, esce dall'acqua e nel cambio scena degli scienziati tolgono dall'acqua una bottiglia di champagne, questo è uno dei virtuosismi di cui parlavo. Altri aspetti da citare sul lato tecnico non saprei dirli, la computer grafica non è male. Certo, le poche luci e i contrasti degli ambienti scuri aiutano sempre e nelle scene più luminose un po' storci la bocca quando vedi i fantasmi o i pipistrelloni volanti e incazzati neri che non hanno una gran voglia di fare amicizia che non sono proprio fatti benissimo. Ma non mi aspettavo tanto da quelle scene e la confusione amalgama bene il tutto, fa un po' da tappeto sotto cui mettere tutta la polvere residua mentre fai una faccia sorniona.


Joss Whedon si conferma comunque un esperto, un perito in ambito cinematografico. La sceneggiatura, ma prima ancora la storia, sono il punto di forza del film, ma anche il suo punto più debole. Ad una analisi poco attenta ( perché c'è da dire che sei vai a vedere un film horror con l'intenzione di vedere solo un film horror non tenti l'analisi approfondita ) uno potrebbe dire 'T'oh, ecco cinque tizi presi a caso da qualsiasi film horro e messi lì. Moriranno, che brutto.' Durante la proiezione sentivo amici che si riferivano a film come 'La Casa', 'Venerdì 13', 'Non aprite quella porta'. In effetti ci sono tutti, ma è proprio quello il film. Ci sono cinque ragazzi: La tipa con la figa di legno che pensa a studiare, il fighetto Thor ( perché è Thor e beve come Thor ), il drogato che se ne sta shallo ( una riproposizione  politicamente scorretta di Shaggy di Scooby-doo) , la fica che non vede l'ora di spogliarsi e l'intellettuale dolce e romantico. Questi personaggi non spiccano certo per l'originalità e si inseriscono in un contesto altamente piatto e già visto. Fino a metà film, se non per le brevi pause che mostrano il lavoro degli scienziati, non ti aspetti nulla di sconvolgente. Ma quando il sistema va a puttane e si capovolge la situazione inizia a farsi più chiara la sottotrama del film e la sua vera intenzione. Non è un film di paura, o almeno lo è solo quando tutto va bene. Questa frase criptica cerco di spiegarla: questo horror è un film nel film. Solo quando tutto va secondo i piani allora è un horror e segue la banale scia degli altri film sopracitati. Ma quando si scopre il trucco non rimane più nulla dell'horror, lo denaturalizza, lo dissacra, e l'horror non resta che un mezzo per fini molto più alti e apocalittici. Cerco di evitare inopportuni spoiler, ma proprio l'idea del cliché degli adolescenti che vanno in una casa a passare le vacanze di fine stagione e vengono ammazzati cerca di inglobare tutto un filone di film horror. Quella casa nel bosco non è altro che un tentativo di spiegare gli horror, come se tutto ciò che avessimo visto fin'ora, tutti i film che ci hanno fatto saltare dalla sedia, non fossero che il mezzo con cui i 'burattinai' tengono in equilibrio il mondo. E si parte quindi con una cruda metafora su come l'horror, la paura, non sia altro che un mezzo necessario per mantenere stabile quel suddetto equilibrio. Ovviamente la lettura è voluta e arbitraria, potrei sbagliarmi e questo potrebbe essere un film come un altro, ma le coincidenze ( alla visione del film ) si possono trovare. 


Concludo con la scena topica, secondo me, del bacio slinguazzoso e sbavaticcio tra la fichetta di turno e un lupo impagliato. Erotismo a mille, senso di disgusto e la certezza che quella ragazza morirà a breve danno sapidità a questa scena particolare e molto sopra le righe. E' una scena quasi inutile, eppure ha tantissimo da trasmettere. Quella casa nel bosco quindi è sicuramente un film da vedere, ma con l'avvertenza di come sia necessario approcciarsi al film in modo inusuale, cercando di capire i tributi al cinema horror, alla tradizione, alle leggende e al folklore e cercando di cogliere come il film riesca a ribaltare ciò che per anni ci ha fatto paura sotto il nostro letto mettendo tutto questo sotto una nuova luce. Ah, state attenti ai tritoni.

1 commento:

  1. Questa mi piace un botto. M'hai fatto venire voglia di andare a vederlo, bravo Merlo, a saperlo

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